Sogno del re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Müntzer e Isaac Newton (Il)
Nel secondo capitolo del libro che porta il suo nome, il profeta Daniele, esule a Babilonia, rievoca e spiega al re Nebucadnezar il suo sogno: una statua gigantesca, che raffigura i grandi imperi mondiali, viene abbattuta e distrutta da una pietra che si stacca dal monte "non per mano d'uomo". Dal tempo della resistenza dei Maccabei contro il monarca greco-seleucide Antioco IV Epifane fino alla vigilia dell'Illuminismo, questo sogno ha offerto, agli ebrei e poi ai cristiani, uno dei principali schemi di elaborazione della Storia universale. Nei sommovimenti della Riforma protestante, delle guerre di religione e della repubblica puritana inglese, la profezia di Daniele irrompe sulla scena e coinvolge predicatori e teologi, filosofi e scienziati, dirigenti politici e militanti, in un'appassionante controversia. Il nuovo sapere storico mette in questione la lettura tradizionale della profezia, mentre i fautori dell'ordine combattono, con variabili strategie, le sue applicazioni millenaristiche ed eversive. Si delineano opposte concezioni dei rapporti tra profezia e storia, tra i 'regni' mondani e il Regno divino, e anche divergenti rappresentazioni del tempo storico. Distanti dall'età odierna, questi attori e questi testi del Cinquecento e del Seicento appartengono tuttavia alla vicenda delle rivoluzioni moderne e rinviano ancora a noi la domanda: "in che epoca viviamo?".
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