Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità, filosofia e uso politico
A lungo le passioni sono state condannate come fattori di turbamento o di perdita temporanea della ragione. Diverse strategie sono state così elaborate per estirparle, temperarle o addomesticarle. Ma, mentre dal punto di vista dell'individuo, si mira all'autocontrollo (per renderne lucida l'intelligenza, costante il volere, robusto il carattere), dal punto di vista della società, si tende piuttosto a forgiare, per loro tramite, strumenti di dominio politico. In quanto relativamente fisse nei loro obiettivi e vischiose nella loro composizione, esse erano considerate nel passato suscettibili sia di una rigorosa sistemazione filosofica, sia di un adeguato trattamento politico. Si direbbe invece che oggi siano non soltanto inclassificabili, svuotate di qualsiasi attributo di intrinseca intelligibilità, ma anche soverchiate dai 'desideri' (passioni orientate verso mete future, incommensurabili o difficilmente calcolabili). Dopo che per millenni si è difesa la necessità di moderare i desideri, individui e istituzioni spostano progressivamente il loro baricentro dai bisogni e dalle passioni 'statiche' a desideri resi ancora più incerti dall'accelerazione del corso degli eventi. La trama dell'etica e quella della politica cambiano.Questo libro ricostruisce le premesse di tale situazione. Attraverso un'analisi di ampio respiro teorico e storico, esso mostra come l'opposizione tra ragione e passioni indica il fallimento di ogni etica e di ogni politica che continuino ad oscillare tra norme repressive e atteggiamenti lassistici. Nella sua struttura, il volume è concepito in termini 'geometrici': in forma di un'ellisse disegnata secondo coppie di 'fuochi' (punti di condensazione o di irradiazione di problemi). Paura e speranza, nella loro tensione complementare, ne compongono i nuclei generatori.
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