L'ironia. La contraddizione consentita
L'ironia è una modalità importante del discorso e del comportamento quotidiano che produce effetti interpersonali complessi. A distanza di dieci anni dalla pubblicazione, questo di Marina Mizzau è ancora il primo saggio italiano che ne esamini gli aspetti linguistici e psico-sociologici, alla luce di una vasta letteratura specifica per lo più sconosciuta nel nostro Paese. Nella prima parte del libro l'ironia viene analizzata secondo l'impostazione classica: ironia è dire qualcosa facendo intendere l'opposto, attraverso indici non verbali, ma anche attraverso il semplice rimando al contesto. Ne deriva un'apparente contraddizione: "menzogna" fatta per essere capita, l'ironia, non potendo però essere segnalata troppo vistosamente per ragioni di ordine estetico, rischia di non essere compresa, di restare ambigua. La definizione classica di ironia non è però sufficiente a spiegare la complessità degli effetti ironici. Nella seconda parte si prospetta quindi una teoria dell'ironia come "menzione", citazione: ironia è discorso su un altro discorso, ripresa della parola altrui (o anche propria) da cui si prendono le distanze. Così ridefinita, l'ironia è terreno privilegiato per indagare un problema più ampio: quello del rimando al "già detto", dell'intreccio delle diverse intenzioni di parola, dell'interdiscorsività. Viene quindi affrontato il problema dei diversi livelli di enunciazione nella letteratura, ma soprattutto nel discorso quotidiano. Nella terza parte, dedicata alle funzioni interattive dell'ironia, i temi precedenti vengono ripresi e riferiti a situazioni empiriche, e si pongono alcuni interrogativi. Perché, e come, si parla facendo capire che ci dissociamo da quello che diciamo? Come si capiscono queste intenzioni, il fatto che non si sta parlando a "livello zero", ma che si sta facendo dell'ironia? E cosa succede quando invece si fraintendono queste intenzioni, o si finge di fraintenderle?
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