L’anno che bruciammo i fantasmi
Nella primavera del 2020, mentre il mondo è in lockdown e Minneapolis vive giornate di rabbia e guerriglia urbana a seguito dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco, la protagonista Tookie, una donna di mezza età con un passato difficile e turbolento, si ritrova a fare i conti con l’inopinato ritorno sotto forma di spettro di una petulante cliente della libreria in cui lavora, morta di infarto poco prima. Mentre la tensione cresce in parallelo nelle strade della città così come nell’animo e nella vita personale della protagonista, Tookie scoprirà qualcosa su di sé e sulla propria storia che nella sua infanzia defraudata era andato smarrito. Un romanzo spiazzante e avvincente che impasta, fra lampi di black humour, ironia e abbacinanti sprazzi poetici, il tema della cultura tradizionale degli indiani d’America e quello dei diritti delle minoranze etniche, demolendo sistematicamente i luoghi comuni che dominano l’immaginario collettivo sui popoli nativi, cantando la passione e l’amore per la letteratura. Perché i libri, dice la Erdrich (che nella trama si riserva un sorprendente cameo) contengono tutto ciò che vale la pena di sapere, tranne ciò che conta veramente.