Lo splendore del Portogallo
Uno dei romanzi fondamentali di Lobo Antunes, il culmine della sua traiettoria narrativa, dove l’autore racconta ai suoi lettori tutto l’orrore e la miseria generati dall’imperialismo e dal colonialismo. «Stilisticamente complesso, con pochi riferimenti cronologici, questo romanzo del 2002 ripubblicato sa di decomposizione e rancore, proprio ciò da cui deve guarire Lisbona, per poter splendere davvero» - Sette Tutto l'orrore e la miseria generati dal colonialismo e dal razzismo Siamo a metà degli anni novanta e i tre figli ormai adulti di una famiglia di coloni portoghesi in Angola sono stati evacuati a Lisbona. La madre è rimasta lì nel tentativo di salvare la vecchia piantagione, mentre infuria la guerra civile, che coinvolge molteplici fazioni e potenze straniere incluse Cuba, l'Unione Sovietica e il Sudafrica. È la guerra per l'indipendenza che si disintegra in violenza caotica, terrore e macelleria casuale. I tre figli sono il prodotto del sistema delle piantagioni dove gli africani servivano ancora come schiavi. Il più anziano, mulatto, è frutto di una relazione del padre con una prostituta africana e viene discriminato persino dalla sua stessa famiglia. La figlia è in pratica una prostituta d'alto bordo. E l'ultimo figlio, mentalmente disabile e rinchiuso in una clinica, infligge violenza sugli animali appena ne ha occasione. Attraverso i monologhi alternati dei quattro personaggi, questo romanzo traccia il tetro bilancio del processo storico di avvilimento di una categoria di esseri umani. I quattro narratori svelano le loro vite passate, lacerati tra la nostalgia per l'Africa della loro infanzia e la vergogna di ammettere che quel sogno era solo un orribile incubo.