L'uomo con il sole in tasca
Il romanzo si svolge a Roma in un futuro non lontano. Il presidente del Consiglio viene rapito dalle "Nuove Brigate Rosse". Luigi Leandri si occupa del caso. Il presidente, nella sua angusta cella tra strette pareti insonorizzate, passa dalla crisi di claustrofobia alla lucidità investigativa, dalla paura della morte all'impazienza. I tre sequestratori discutono animatamente: Cecilia, impulsiva e violenta, vorrebbe processare subito il rapito e giustiziarlo; il giovane Mario sembra indeciso, Pietro, il capo del gruppo, impone la calma. Nella cella i sequestratori interrogano il prigioniero cominciando dai suoi primi investimenti come imprenditore. Lui è deluso, riteneva di essere un prigioniero politico, e dibatte con vivacità sull'opera nefasta della magistratura e della pubblicistica. Si parla di mafia, di Sindona, e il presidente risponde sempre puntiglioso, qualche volta scherzoso. Dopo la prova dialettica, il presidente è rincuorato, si sente sicuro e affronta l'interrogatorio con una sorta di leggerezza accademica, quasi salottiera, e si convince sempre più di potersi salvare. Frattanto Leandri continua le sue ricerche, animato da una sorta di ottimismo della ragione e pessimismo della volontà. In realtà è ormai vicino a scoprire il covo dei sequestratori. Cecilia, che ha tentato di far fuori il presidente, si spara. Il gruppo abbandona il rifugio...
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