I migliori di noi
Se si vuole fare carriera, bisogna fare i conti con la grande città - Roma in questo caso - e accettare qualsiasi compromesso. Almeno così sembrano pensarla Amelia e Titì, coppia trentacinquenne appena trasferitasi nella capitale da Napoli perché le opportunità, là, non ci sono. Entrambi provengono da famiglie altoborghesi. Titì potrebbe addirittura essere un nipote segreto di Benedetto Croce, votano centrodestra e credono in Berlusconi. Amelia e Titì entrano in contatto con Augusto lannacchione, un untuoso personaggio infiltrato nei meandri della politica, che prima li invita a un festino in un lussuosissimo appartamento del centro e poi procura a Titì un appuntamento con un personaggio in Rai per un posto nel consiglio di amministrazione. Ed è la mattina del colloquio di Titì che tutto comincia. Mentre il suo compagno fa anticamera aspettando il turno per parlare con chi conta, Amelia pranza con le sorelle che criticano le sue scelte di vita. L'attesa di Titì si protrae per ore, tra un "adesso tocca a lei" e un "quasi ci siamo". Amelia, invece, incontra Sandrone, ex regista di spot pubblicitari e ringhioso uomo di sinistra, sovrappeso, sciatto, che in qualche modo la mette in crisi aprendo scenari interiori di generose contraddizioni a lei ignoti. Tra feste di scambisti, pseudorigori manageriali, vacue esibizioni di potere, Titì e Amelia accettano l'invito a una nuova festa mentre Sandrone mette silenziosamente fine ai suoi giorni lasciando un messaggio.
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