Illusione del bene (L')
Mario è un uomo svuotato, malinconico, deluso. Ha creduto con passione all'ideale comunista e, dopo quasi dieci anni, non si è ancora del tutto rassegnato al crollo di un mondo e alla resa di quanti, come lui, avevano coltivato quella fede politica. Soprattutto non riesce a capacitarsi che nessuno condivida la sua ossessione: che cos'è stato il comunismo? Perché nessuno di quelli che ci avevano creduto ci fa veramente i conti? Qual era l'illusione covata dentro i fallimenti storici? Dentro i morti. Dentro i silenzi. Oltre il Muro ormai crollato. Mario ha creduto con altrettanta passione nella famiglia, e ha cercato di crearsene una: non ci è riuscito, nonostante abbia cresciuto con dedizione e con pazienza prima i figli della moglie e poi quello nato dal suo matrimonio. E nemmeno le dinamiche del fallimento del rapporto coniugale gli sono poi molto chiare: l'amore che lo lega ai tre figli rimane dunque l'unica certezza della sua vita. Anche sul fronte professionale - è giornalista televisivo - sente fatiche e stanchezze: con la vittoria della destra è stato epurato e adesso vivacchia in radio, senza più desideri né ambizioni. L'incontro occasionale con Sonja, una giovane pianista russa che vive con l'altera nonna e la figlia di pochi anni, lo risucchia in una storia tragica e misteriosa che di donna in donna risale verso il tassello mancante, verso quel buio di domande senza risposta che è diventato il suo tormento. In compagnia del figlio, Mario si mette sulle tracce della madre di Sonja, prima a Budapest e poi in una sperduta cittadina dell'ex Unione Sovietica.
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