Le pietre degli avi
Londra, luglio 2003. Abie riceve una lettera che la invita a recarsi in Sierra Leone per prendere possesso della piantagione di caffè appartenuta al nonno. La giovane donna, che vive in Inghilterra con i due figli e il marito scozzese, parte subito per raccogliere un'eredità che non sarà solo quella materiale ma anche quella 'spirituale' della famiglia. Raccoglierà su carta le testimonianze di vita di quattro zie, quattro delle figlie che il nonno ha avuto dalle molteplici mogli: la fiera Asana; la dolce e visionaria Mary; la sfortunata Hawa; e Serah, simbolo di una nuova coscienza civile e politica. Attraverso le loro storie personali si ricostruisce quella della famiglia Kholifa, ma si delinea anche il ritratto di una cultura e delle sue tradizioni - sociali (le convenzioni legate al matrimonio; la posizione della donna in seno alla famiglia e alla società) e religiose (il pantheon antico come emerge dalla mitologia; l'innestarsi dei culti monoteistici di islam e cristianesimo) - e del loro evolversi nel tempo. Sullo sfondo, la realtà politica della Sierra Leone: il graduale passaggio dal dominio britannico all'indipendenza e la difficile vita della giovane repubblica, tra governi corrotti, dittature e guerre civili in cui combattono i bambini-soldato. Dare la parola a voci esclusivamente femminili è anche un modo di riconoscerle come protagoniste della Storia; perché quello che ai primi marinai bianchi sbarcati in Africa era sembrato il giardino dell'Eden, creato dalla mano di Dio, in realtà era un paradiso costruito dalle mani delle donne. "Le pietre degli avi" è il romanzo di una nazione, raccontato da quattro donne che con intelligenza, passione e coscienza di sé sono passate da una cultura 'ancestrale' a un presente tragico e cupo. Intrecciando magistralmente destini, ricordi, passato e presente, Aminatta Forna è riuscita a dipingere un quadro poetico e accurato dell'Africa, che diverte, fa riflettere e commuove.
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