Ritorno a Stomersee (Il)
Nel primo racconto, che dà il titolo al libro, il console d'Italia a Riga, in una bella sera di settembre, esce dal suo ufficio e si incammina verso l'Hotel Latvija, dove conoscerà la signora Sartorius, quasi centenaria, e la sua famiglia, tornati per visitare la loro proprietà, il castello di Stomersee. Ellis Sartorius, allora baronessina von Stomersee, aveva lasciato la casa della sua giovinezza nel 1920, quando i bolscevichi scendevano dall'Estonia. Nella vertigine della vecchiaia, così simile alla vertigine della giovinezza, i ricordi e i pensieri si spezzano e si ricompongono all'infinito: la realtà diviene un gioco di frammenti e la vita si confonde per sempre con la morte. In "Un banale errore" il professor Sabato Bloff si trova su un treno, in Giappone, diretto a Morioka, convinto di essere diretto a Sendai, dove è atteso all'università per una conferenza su una particolare specie di alga mediterranea. L'equivoco avrà pesanti e imprevedibli conseguenze. Invano il console d'Italia a Tokyo cercherà di penetrare il muro di silenzio che circonda il professore. La sua identità e la sua vita saranno ribaltate per sempre. In "Le pietre di Panayotis" il giovane Fabrizio P., rampollo di consoli e console egli stesso, lascia l'isola di Youra su un caicco, diretto verso Skyros. Un'avaria al motore lo costringe a un approdo di fortuna su un isolotto sconosciuto e semideserto. Qui conoscerà una famiglia di pastori e un sacerdote romeno, dimenticati da tutti e legati per sempre dall'odio e dal silenzio. Nell'accecante calore di quell'isolotto di capre, Fabrizio è testimone di un fatto che il destino, per un gioco curioso, gli riproporrà anni dopo. Un fatto inquietante, mai veramente dimenticato. In una prosa limpida ed efficacemente ritmata, il racconto di tre situazioni esistenziali in tre diversi angoli del mondo: metamorfosi, piccole voragini quotidiane, sgretolamento delle identità, sorprendenti coincidenze, atti mancati, agguati del destino.
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