La Milagrosa
Un cadavere sul letto. Tra le mani sono serrati un fascio di fogli e un nastro registrato di centoventi minuti. I fogli sono scritti dalla Milagrosa, una donna del barrio Santa Fe di Città del Messico. A lei basta sognare i problemi della gente per risolverli miracolosamente, siano essi di natura fisica, psicologica o addirittura politica. Nel manoscritto racconta del suo 'dono' che attira alla capanna in cui vive un'interminabile pletora di supplicanti: vogliono tutto e il contrario di tutto, a volte anche l'annullamento del miracolo perché, alla fine, gli esseri umani sono perennemente insoddisfatti. La Milagrosa, vestita sempre di bianco e votata alla verginità, non esce mai dal perimetro del suo povero santuario. I vicini sono felici della sua presenza: si arricchiscono con i postulanti, vendono amuleti, panini, raccolgono le offerte per amministrare le sue parche necessità, si danno da fare per curare il quartiere, per costruire la scuola, l'asilo, la strada asfaltata... Il nastro registrato contiene invece il resoconto di un investigatore privato, Aurelio Jiménez, indagato di incaricare sul miracolo che ha fatto ringiovanire un vecchietto apparentemente inoffensivo. Si tratta in realtà di un losco personaggio, in auge una trentina di anni prima e tristemente noto per la sua politica aggressiva e antidemocratica, ora candidato alle presidenziali: Felipe Morales. L'investigatore ha all'inizio un tono ironico e distaccato ma, appena incontra la donna prodigiosa, il suo atteggiamento cambia completamente. La Milagrosa gli appare come una giovane bellissima, avvolta in un'aura di intenso erotismo. Lui se ne innamora perdutamente. A questo punto cominciano i guai, la vicenda si tinge di nero e si dipana con un'improvvisa accelerazione del ritmo fino a un epilogo soprendente e fantastico.
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