Kuraj
I kuraj sono i cespugli secchi che il grande vento della steppa fa rotolare lontano e, quando si muovono, sembra che sia tutta la pianura a muoversi, a spostarsi. Così li vedono i tunciàn, nomadi discendenti di Gengis Khan, che conoscono i sortilegi della natura e al vento tributano sacro rispetto. Anche la piccola Naja viene sospinta dalle steppe dell'Uzbekistan alla Germania del dopoguerra come da un vento fatale. Suo padre, Ul'an, l'ha affidata all'ufficiale tedesco Guenther Berger con il quale ha combattuto, insieme a molti altri nomadi convinti di avere uno stesso nemico, la Russia di Stalin. Naja deve integrarsi in una nuova famiglia e in una nuova società, entrambe faticose e incomprensibili. La memoria del suo popolo la difende, la protegge ma, quando la vita incalza, è capace di lottare, di cambiare, di crescere. Alla voce narrante di Naja è affidato il racconto delle sue peripezie di bambina e di donna alla ricerca di un posto nel mondo, ma anche del mitico passato dei tunciàn nonché la memorabile ricostruzione corale della disfatta tedesca in Russia. Dominando con sapienza una mole straordinaria di eventi, di personaggi, di vite che si intrecciano l'una con l'altra, Silvia Di Natale scrive un romanzo che parla di guerra e di pace, di popoli ed eserciti in fuga, di uomini spazzati via dalle tempeste della Storia, di sentimenti che resistono, di tanti uomini e donne che non dimenticano. E che non si dimenticano.
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