Ultimo giro
Bermondsey, Londra. Quattro uomini e le ceneri di un quinto, Jack, racchiuse in un barattolo che assomiglia a un contenitore di caffè istantaneo, si mettono in viaggio verso il mare. Meta finale, il pontile di Margate, al largo del quale Jack ha chiesto di essere disperso. Alla guida della Mercedes, Vince, il figlio adottivo del defunto, rivenditore di auto, orfano di guerra, ribelle contro la propria sorte. Accanto a lui Vic, titolare di un'impresa di pompe funebri, Ray, che ha combattuto con Jack sul fronte egiziano, Lenny, che non riesce mai a superare il suo astioso complesso di inferiorità nei confronti del mondo. Grande assente Amy, la vedova - e con lei le altre donne, protagoniste sotterranee del romanzo -, che li accompagna lungo la strada e, insieme a Jack, costituisce uno dei due poli sui quali si concentra il fiume di affetti e odi che la situazione eccezionale lascia erompere all'improvviso. Come se solo ora i personaggi di questa insolita scampagnata potessero dire e pensare cose da sempre sopite, come se solo davanti alla morte potessero permettersi di prendere uno alla volta la parola e, dalla loro stretta visuale, raccontare il proprio viaggio, ricordare il proprio passato, vivere in tutte le sue contaddizioni l'amicizia che li unisce. L'intreccio dei rapporti che li lega è denso e profondo, così denso e profondo che non può essere raccontato da una sola persona, in un solo tempo. Tra le chiacchiere, i litigi, le birre e le deviazioni che si perdono nelle strade della campagna inglese, emerge pian piano nei frammenti delle loro voci per ricomporsi, infine, in un quadro ironico, divertente, talora commovente, sempre profondamente umano. Un omaggio al grande William Faulkner, "Ultimo giro" è un romanzo polifonico, tanto più universale quanto più si radica in quel microcosmo sociale della piccola borghesia inglese che, nella vivacità degli accenti della lingua parlata, riesce sempre a mantenersi felicemente in equilibrio tra l'umorismo e la [...]
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