La tela
Telemaco si mette in viaggio alla ricerca del padre. A Lacedemone incontra Elena, che sta tessendo una tela dove è raffigurata la nave degli Argonauti. Nella tela si vede la ninfa Calipso: anche lei sta raffigurando al telaio una nave. Calipso vuole trattenere Ulisse presso di sé: c'è bisogno dell'intervento di Ermes per convincerla a lasciarlo partire. E' così che l'eroe di Itaca assiste al compiersi del proprio destino, come qualcosa deciso dagli altri, fino al naufragio nella terra dei Feaci. La tela, il vello, la vela, l'imene: queste varianti dello stesso simbolo appartengono alle donne, perché la dea Atena le ha munite di un''egida protettiva' che le rende inconsapevoli rispetto ai segreti dell'essere, ma nello stesso tempo le spinge nei territori dell'oltreumano, a contatto con le profondità della terra e dell'istinto. In questo romanzo dallo stile alto, che accoglie anche riflessioni e inserti saggistici sulla natura del destino, della conoscenza, del maschile e del femminile, l'argonauta Laerte e la strega Medea rappresentano i caratteri umani primitivi, mentre Ulisse e Achille sono gli eroi della storia. Penelope, Calipso, Elena, Circe e tutte le altre donne sono l'incarnazione della natura e dei suoi abissi simbolici. Proseguendo sulla linea della grande letteratura, Cesare Milanese ha indagato il mito fondamentale della cultura occidentale, mettendosi in ascolto di Ermes, il dio della menzogna che, in letteratura, non è altro che un'argomntazione della verità.
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