Venite venite B-52
Non sono molti i romanzi italiani che parlano di un'epoca, le sue trasformazioni, i suoi eroi, le vittime, gli amori, le truffe, i prezzi pagati al cambiamento. Gli scenari e gli individui. Le illusiuoni, perdute o realizzate. Nell'Ottocento i più bravi erano gli scrittori francesi. Nel nostro secolo i più attrezzati sono gli americani.Questo romanzo, con profondo amore per il racconto - un novellare di antica sapienza toscana -, con furore affabulatorio, con ironia e disincanto, e perfino con la consapevolezza di quanto sia difficile montare travi e architravi di una storia italiana, gioca un'arditissima scommessa: raccontare il nostro passato prossimo. Alle nostre spalle, su quelle dei nostri padri, abbiamo lasciato gli splendori e le miserie di un boom sfolgorante e cialtrone, luminoso ma anche cattivo, candido e insieme immorale, lo stesso che oggi qualcuno ci ripropone come il migliore dei mondi possibili.Ecco allora che con puntiglio e amore del vero, questo romanzo torna sui nostri passi, rilegge quegli anni esuberanti, ne ridisegna i contorni più sordidi, ne rinfresca colori smaglianti e chiaroscuri, ne riporta in vita gli anonimi protagonisti. Vincenti, perdenti, illusi. Con la convinzione che nessun futuro è possibile senza aver fatto un falò delle nostre più ingenue o arroganti vanità.
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