Pioggia d'estate (La)
A Vitry, estrema periferia di Parigi, vive una famiglia strana. Il padre è un muratore italiano disoccupato e neurolabile; la madre è una polacca, il cui passato enigmatico e quasi indicibile fa pensare a una figura mitica, a una Grande Madre. Intorno a loro, sette figli, fra essi, Jeanne ed Ernesto, due creature incontaminate e libere. Ernesto è un genio: rifiuta di andare a scuola ma si educa da solo su una vecchia copia 'bruciacchiata' della Bibbia. Acquisisce così la sapienza dei re d'Israele, e nel momento in cui gli balena innanzi il segreto delle cose, la suprema "Vanità delle Vanità", lo prende il desiderio di consacrare il congedo dall'infanzia, che da quella sapienza deriva, con l'amore incestuoso per la sorella Jeanne. Al di là di questo limite vi è solo il 'singhiozzo' di una pioggia d'estate... Con questa tragedia in forma di fiaba, tratta da un film, "Les enfants", da lei realizzato nel 1984, Marguerite Duras ci offre nuove annotazioni del suo decennale viaggio nel profondo delle motivazioni umane e degli eterni interrogativi metafisici. E' un racconto 'notturno', perché nasce da un teribile dolore personale; ma vi riluce anche una grande ironia, un'ironia antica che consente alla Duras di avvicinarsi quasi in punta di piedi alle verità ultime.
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