Nocchiero (Il)
Ecco il primo romanzo di Paola Capriolo, dopo i racconti bellissimi de "La grande Eulalia". C'era in quel libro la storia di un giovane artista il cui destino veniva sconvolto dal balenare di un braccio di donna nel vano di una finestra. La stessa parte del corpo - un braccio ornato da un monile a forma di serpente - spinge il protagonista de "Il nocchiero" su una strada di pericolo e di morte. Walter - questo è il suo nome - non fa parte della categoria dei cercatori di verità, così frequenti nei romanzi; è piuttosto del novero di coloro che preferiscono vivere giorno dopo giorno a occhi chiusi ed essere gli amorosi custodi della propria ignoranza, giacché oscuramente avvertono nella verità una minaccia capace di annientarli. La sua natura delicata e un po' atona si piega con rassegnazione e docilità al compito senza gloria che gli è stato assegnato: guidare ogni notte sul fiume, dalla sua città sino a un'isola il cui accesso gli è vietato, una barca dal carico sconosciuto. Un giorno, nel bar di un albergo di lusso dove è solito passare il tempo incantandosi ai riverberi di un mondo che gli appare elegante, affrancato dalla necessità, numinoso, la visione di un braccio e il vagheggiamento dell'invisibile donna a cui appartiene introducono nella sua vita, fatta di lavoro monotono e deboli sogni, un turbamento che è figlio insieme della bellezza e dell'enigma. E' cortesia non dire di più: sarà l'arte paziente di Paola Capriolo a far avanzare il lettore, come su un buio fiume dai gorghi segreti, lungo la vicenda, sino alla tenebrosa rivelazione finale. Anche qui, come nei racconti de "La grande Eulalia", la Capriolo narra la lenta irruzione di qualcosa di indicibile all'interno di una vita quieta e quasi automatica.
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