Paul Valéry e l'elefantino-Flaubert il precursore
Nei due saggi raccolti in questo volume, Nathalie Sarraute cerca di rispondere a un'identica domanda: in che modo uno scrittore deve leggere la letteratura? Quali rapporti deve intrattenere con i testi altrui? Partita da una rilettura di Valéry e di Flaubert, la Sarraute si è ritrovata ben presto come impacciata e distratta dalla selva di interpretazioni e riflessioni critiche che circonda i "classici", siano esse letture acritiche e adoranti, o applicazioni interessate di metodi prefissati. Pungenti come sono, queste pagine potrebbero essere scambiate per un pamphlet contro le prevaricazioni della critica. In realtà l'operazione della Sarraute è più sottile: proprio sottoponendo a un vaglio impietoso le interpretazioni che di Valéry e Flaubert si sono date via via, finisce per fornirci preziose informazioni - quasi per negativo - sul proprio laboratorio di scrittore, rivendicando quella libertà di approccio che sappia cogliere senza filtri e interferenze il vitale dinamismo, la freschezza poetica di un testo. Siamo insomma al cuore del rapporto tra letteratura e critica, che continua ad essere uno dei luoghi più frequentati della cultura contemporanea. Non accade spesso di registrare su questo tema la presa di posizione di un narratore: l'intervento della Sarraute si distingue ancora una volta per il suo provocatorio rigore, che sembra agire in nome e per conto delle sovrane ragioni della scrittura.
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