L'indifferente
Nel 1896 Marcel Proust pubblicava su una rivista parigina una novella, che aveva eliminato dalla raccolta di Les plaisirs et les jours e di cui poi, per una quindicina di anni, parve scordarsi completamente. Solo in una lettera del 1910, ormai nel pieno della redazione della Recherche, ne fa cenno ad un amico: e se tutto, nell'officina di uno scrittore, ha un senso e un valore, era importante mettersi sulle tracce delle pagine cadute dal primo dei grandi libri proustiani. E' quel che ha fatto Philip Kolb, ricuperando L'indifferente. Si potrà saggiare diversamente il racconto, nato anch'esso da una esperienza personale dell'autore - un incontro sospirato in casa della principessa di Wagram -, storia di una passione contrastata e bruciante. Ma l'atmosfera e il gioco dei sentimenti sono già inequivocabilmente proustiani: i teatri, i ricevimenti, il profumo di fiori esotici ed effimeri, le evocazioni suggerite da un'opera d'arte e insomma quegli inconfondibili, palpabili rapporti tra gli uomini e le cose, tra i sentimenti e le circostanze, che faranno il tessuto del capolavoro di Proust. Ma si può anche andare oltre per annodare questo testo - come fa Giorgio Agamben nel saggio introduttivo a questa prima versione italiana - a un discorso più ampio sulla poetica e la teoria dell'amore nella più vasta tradizione culturale europea: discorso legittimato dalle singolari ascendenze del "sistema delle passioni" che ci presenta L'indifferente e dell'apprendistato che vi fa il giovane Proust, in pagine già splendide.Edizione con testo a fronte.
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