Trieste. Un'identità di frontiera
«Trieste, forse piú di altre città, è letteratura, è la sua cultura»: il paradosso vivente di un centro che sembra appartato, ma che ha saputo diventare il laboratorio in cui si sono sperimentati attivamente tutti i temi centrali della crisi novecentesca. Angelo Ara e Claudio Magris si sono proposti di indagare proprio la peculiarità del «caso Trieste», studiandolo nella sua storia e nelle testimonianze letterarie. Ecco dunque l'unicità di un crocevia che rispecchia le tensioni europee, che fonde - spesso drammaticamente - etnie diverse, l'italiana, la tedesca, la slava, e in cui possono convivere l'irredentismo e il culto di Francesco Giuseppe, il cosmopolitismo e la chiusura municipale. Profondamente triestine, e insieme internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio, sono le figure che campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i fratelli Stuparich, Michelstaedter, Weiss, Benco, Marin, Quarantotti Gambini, Bazlen e altri ancora, al tempo stesso mediatori di esperienze diverse e inventori originali in proprio. Apparso per la prima volta nel 1982, il libro si presenta ora in una nuova edizione riveduta e ampliata per piú della sua metà, con una narrazione che si è fatta piú organica e distesa, e poggia su una base documentaria arricchita in modo sostanziale.
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