La battaglia di Farsalo
Un viaggio in Grecia e in Italia, una scheggia del "De bello civili", un pittore diviso tra amore e gelosia per la sua modella, scene di battaglia viste con l'immaginazione di Piero della Francesca e Poussin, momenti della realtà, gli incantesimi di ciò che la memoria e il tempo hanno lasciato cadere e l'occhio riprende. Il fascino della narrazione di Claude Simon nasce da un inconfondibile stile di montaggio, una tecnica sofisticata di composizione di linee tematiche e tempi narrativi diversi. Non sono i fatti o i personaggi a contare, ma un magma in continua trasformazione, il gioco sempre mutevole di cose vissute o soltanto viste, e sistemate in ricordo. Se per Stendhal il romanzo, come ci ricorda Guido Neri nella nota che accompagna il volume, è uno specchio portato per la via, che riflette quel che incontra, per Simon è uno specchio interno, un prisma che rifrange le misure tutte mentali del tempo e dello spazio, e le sedimenta nel linguaggio. Scritto nel 1969, "La battaglia di Farsalo" (un titolo che nell'originale contiene un altro possibile senso, "la battaglia della frase", sottolineando ancora una volta la centralità del momento della scrittura) rappresenta nell'attività di Simon la creazione di uno spazio epico per il romanzo.
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