La treccia di Tatiana
Anni fa Lalla Romano ci aveva dato un libro carico di suggestione, "Lettura di un'immagine", in cui la riscoperta di un album di fotografie familiari faceva scattare una ricognizione profonda e sottile di un mondo perduto, quasi la decifrazione di un romanzo sepolto. Nel libro che presentiamo l'occasione nasce da una serie di fotografie che fissano alcuni momenti di una festa in giardino. Anche qui le immagini possono essere lette come una scrittura autonoma, come un linguaggio cifrato che attende di essere decodificato.Accompagnando le fotografie con brevi frasi, Lalla Romano non ha voluto apporvi delle didascalie esplicative, ma ha tentato qualcosa di ben più originale, ha cercato cioè di organizzare quei segni in un racconto che ha una sua trama. Trama nel senso di un filo conduttore, che può anche essere semplicemente un sentimento, attorno al quale si accampano figure umane, ma anche animali, cose come simboli, eccetera. Sentimento di un "pomeriggio d'estate", di una "giovinezza" (Tatiana) che spicca tra persone adulte o vecchie; sentimento di drammi e passioni, segreti o immaginari. "Qualcuno obietterà che 'ho inventato tutto', - scrive la Romano. - E' appunto quel che accade con la scrittura. Nasce da una discordanza tra il mio resoconto e la presunta realtà dei soggetti? Forse i gatti non si riconoscono? Non esito ad affermare che "non c'è riferimento". Del resto la violenza è della fotografia, è già avvenuta; la violenza seconda, delle parole, è indolore".
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