Famiglia

Famiglia e Borghesia, i due capitoli che compongono questo libro di Natalia Ginzburg, enunciano sin dal titolo i temi prediletti della scrittrice, che ha portato avanti negli anni un coerente lavoro di scandaglio e di scavo. Visti oggi, in prospettiva, i suoi romanzi e racconti interpretano emblematicamente l'evoluzione di una certa familia italiana, cittadina e borghese, dall'aria provinciale degli anni Quaranta(Le voci della sera) ai tumultuosi cambiamenti del costume che stiamo vivendo (Caro Michele).Sono appunto vicende di smarrimento e di crisi quelle che il libro rappresenta, introducendoci in due nuclei familiari della Roma d'oggi: subito ci pare di conoscere da sempre i personaggi che annodano e dipanano i loro destini, come trascinati da una casualità capricciosa e beffarda, che inventa incontri sorprendenti, amicizie scontrose, fragili amori, tenaci avversioni. L'intreccio delle storie viene dedotto, più che attraverso un dialogo ridotto all'essenziale, attraverso il rapporto che i personaggi intrattengono con gli oggetti dell'uso quotidiano, con le cose che mangiano, con gli animali domestici di cui si circondano. Quello a cui assistiamo è un dramma dell'attesa: gli antieroi della Ginzburg ci appaiono sempre sul punto di uscire dal torpore della loro condizione mediocre per trovare lo scatto del nuovo, e proiettarsi in una zona meno grigia e rassegnata; talora il loro aspetto dimesso nasconde la strana grazia dei predestinati. Lo sguardo che abbraccia questi interni è quello di chi è chiamato a fare l'inventario di una casa quando qualcuno l'ha lasciata senza preavviso, e riesce a ricostruire sui relitti delle burrasche appena concluse le cadenze segrete dell'esistere.