Lo scialle andaluso
Per quanto creda di inventare, ogni narratore, pure nella massima oggettività, non fa che scrivere sempre la sua autobiografia. Anzi, non sono le cronache esterne della sua vita, ma proprio le sue invenzioni che spiegano il tema reale del suo destino. Lo spiegano, magari, a sua insaputa: e con suo stupore, o negazione, o scandalo. Quando poi si tratta di un autore precoce (nel quale, cioè, è quasi innata l'identificazione della poesia con la realtà) si può scoprire curiosamente che, mentre si credeva ancora ignorante del proprio destino umano, lui, fino dai primi scritti, ne andava già raccontando tutta la storia. Credeva di correre per una regione fantastica; e invece esplorava l'unica e originale realtà: dove il passato e il futuro sono contemporanei e ogni evento è naturale. E forse il solo progresso che gli sarà dato con l'età matura, sarà la coscienza di questa realtà incredibile. E'un passaggio difficile, al quale certuni addirittura non sopravvivono. A ogni modo, è il rischio necessario di una grande avventura. Dei moltissimi racconti scritti nella sua vita Elsa Morante presenta qui una scelta disposta in ordine cronologico. Lungo questa inquieta vicenda predestinata, i lettori di "Menzogna e sortilegio" e dell'"Isola di Arturo", della "Storia" e di "Aracoeli", potranno seguire, meglio ancora che nei romanzi, il tema drammatico e affascinante che sempre ha accompagnato Elsa Morante. Non per niente la raccolta prende il titolo dal breve romanzo finale "Lo scialle andaluso". Questo infatti sta qui a significare, ancora una volta, la leggenda variopinta, barbara e luminosa della vita, che necessariamente incontra il rischio mortale della coscienza.
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