Con testo a fronte. Poesie e poemetti
Qual è il testo che si pone a fronte delle poesie raccolte in questo libro? Forse il testo dei romanzi di Volponi, spesso riconoscibili in queste "versioni" poetiche di temi, ansie, rivolte che sono anche del narratore (il quale però, è bene ricordarlo, è nato per lo sviluppo del Volponi poeta)? Forse un romanzo non scritto e incesantemente pensato, che si è potuto realizzare solo nella forma della scrittura poetica? Forse il romanzo scritto in un attimo, il fantasma di un'irraggiungibile congiunzione tra esistenza e parola, la pagina bianca suggerita dal titolo di uno dei poemetti? Questi testi sono forse scritti contro il vuoto di un romanzo impossibile, la cui segreta presenza è nondimeno avvertibile ad ogni pagina."Poesia come romanzo di formazione" era l'indicazione proposta nel precedente volume "Poesie e poemetti 1946-66". Poesia come romanzo di una maturità inquieta e tumultuosa si potrebbe dire di questi testi (composti in un arco di tempo che va dal 1967 al 1985): poesia del confronto serrato, spesso lacerante tra sogno e realtà, tra mondo industriale e paesaggio appenninico, tra linguaggio dirigenziale e alfabeto lunare, tra rabbiose dolcezze e implacate rivolte. La scrittura lirica diviene una sorta di controcato, di diario interiore: compone frammenti di realtà inaccessibili al romanzo, benché poggi sulle sue stesse tensioni. Come i romanzi, anche la poesia di Volponi tende ad allargare gli spazi della coscienza, ovvero a rompere i limiti della realtà attraverso aperture oniriche e visionarie: immagini di un mondo di contraddizioni violente e sempre aperte. La rappresentazione introduce nella scena dell'Io diviso. Ne consegue il sistematico rifiuto del'idillio, così come di una forma di comunicazione esclusivamente letteraria. La poesia di Volponi è compromessa senza reticenze con il non poetico: procede per sistematiche contaminazioni, con ampie immissioni prosastiche nel registro narrativo e descrittivo. Il discorso poetico si allarga ora in [...]
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