Poesie. Testo inglese a fronte

Poesie. Testo inglese a fronte

Dylan Thomas è stato forse l'ultimo dei "poeti maledetti". "Aveva vent'anni, Thomas, quando pubblicò il librettino delle diciotto poesie prime - ha scritto Attilio Bertolucci - e chi aveva orecchio fino sentì che era nato finalmente un poeta nuovo, naturale anche se oscuro, un'alternativa al rigore intelettuale di Eliot e alla concettosità abile di Auden: un cantore, un bardo, come non se n'erano più uditi dopo Yeats".Il grande pubblico e, soprattutto, i giovani fecero di lui un mito, la critica si affrettò a riconoscervi l'erede della migliore tradizione poetica anglosassone. Oggi, a parecchi anni ormai dalla sua morte, le sue poesie hanno forse perso la loro originaria carica eversiva, ma non la loro grandezza letteraria. Thomas le scrisse lavorando non tanto su nuclei concettuali quanto su un infinito repertorio di immagini, ordinate attraverso processi associativi mentali assolutamente personali; questo fatto, unitamente a uno stile spregiudicato, le rende profondamente enigmatiche, raffinati labirinti non tanto da comprendere quanto, semplicemente, da percorrere. Dell'intera produzione lirica di Thomas sono qui presenti i testi più significativi. La traduzione è quella, ormai classica, di Ariodante Marianni. Accanto ad essa figurano i contributi di Piero Bigongiari, Alfredo Giuliani ed Eugenio Montale: un omaggio della poesia italiana al grande poeta gallese. Un'occasione unica di gustare in tutta la varietà di toni e sfumature la poesia visionaria di Thomas: la sua tecnica compositiva affine a quella musicale, col suo gusto per consonanze e dissonanze, per gli impasti dei timbri e le invenzioni dei ritmi; la predilezione per i contenuti primordiali; la ricchezza e la polivalenza delle associazioni d'immagini; il senso di un universo sconosciuto e inconoscibile, dove il processo nascita-morte si svolge "sotto i cieli noncuranti" e tuttavia partecipi.
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