Vita di Oscar Wilde attraverso le lettere
Gran sacerdote del decadentismo, esteta impareggiabile, umanista finissimo, autore di successo, conservatore affascinante, maestro nell'arte del paradosso e della provocazione, Oscar Wilde ha cessato di essere il "personaggio sconveniente di una tragica sconvenienza" di cui parlava Hofmannsthal, o lo spauracchio di una borghesia impaurita dai suoi eccessi e dalle sue stravaganze, per apparirci oggi l'esponente più significativo di un mondo e di un'epoca. Come ha scritto di lui Borges, "offerse al secolo ciò che esso richiedeva, commedie commoventi per la folla, arabeschi verbali per pochi, e si accinse a così dissimili compiti con una specie di incurante felicità...Un uomo che, sebbene avvezzo al male e alla sventura, conserva un'invulnerabile innocenza".Fu lo stesso Wilde a dichiarare a Gide di aver messo il genio nella vita, e soltanto il talento nelle opere. Il suo istinto di attore che recita se stesso fa il fascino di queste lettere, per la prima volta tradotte in Italia, che Masolino d'Amico ha ordinato in modo da offrirci una sorta di autobiografia percorsa da un filo narrativo unitario. Conosciamo così Wilde nel suo giro di conferenze in America, nella amicizie, nel lavoro, nelle polemiche con la stampa, a difesa dei suoi libri a denuncia di un moralismo filisteo applicato alla critica d'arte. Particolare rilievo hanno le vicende degli ultimi anni: la tormentosa relazione con Alfred Douglas, il processo, la condanna, la prigionia, il malinconico "dopo", quando Wilde appare rassegnato ad uscire dalla ribalta, ma non perde la sua voglia di vivere, di confessarsi, di giocare ironicamente fino all'ultimo con un destino inimitabile.
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