René Leys o il mistero del palazzo imperiale

René Leys o il mistero del palazzo imperiale

Medico, archeologo, poeta, viaggiatore infaticabile, Victor Segalen (nato a Brest nel 1878 e morto per un incidente Huelgoat nel 1919) è uno di quei tipici «irregolari» che, nell'accidentato panorama letterario del secolo, garantiscono le sorprese piu ghiotte. Compie il suo primo giro del mondo nel 1902, e arriva in Oceania proprio in tempo per assistere alla scomparsa di Gauguin: la circostanza gli ispira un romanzo, Les Immemoriaux. Poi intraprende con entusiasmo lo studio del cinese, e organizza una spedizione sino ai confini del Tibet. Nel giugno 1910 ritorna a Pechino, e vi incontra un personaggio enigmatico, un giovane francese diciannovenne, figlio del direttore delle poste della città. Segalen lo elegge a suo professore di cinese, e il ragazzo è prodigo di rivelazioni sensazionali: si vanta di occupare un posto importante nella polizia segreta, di essere amico del Reggente, di essere tuttora l'amante dell'Imperatrice madre... Quel che è certo è che dimostra «una singolare attitudine ad apprendere tutti i linguaggi composti di suoni imitati; a raccogliere tutte le nozioni imposte o suggerite... Un ardore, uno slancio, una bellezza adolescente; un'evidente attrazione non di lui per la donna, ma della donna per lui...» Per un anno intero, Segalen annota golosamente sul suo diario gli stupefacenti racconti dell'amico, e infine decide di dare forma romanzesca al materiale che gli è venuto crescendo tra mano. Nasce cosí, e proprio in forma di diario, questo Mistero del palazzo imperiale, pubblicato postumo nel 1921. Il ragazzo vi assume il nome di René Leys: il narratore, affascinato dalla Città Imperiale, conta su di lui per poter finalmente penetrare nell'«Interno» leggendario e proibito, di cui può soltanto intravedere di lontano le grandi sagome gialle e azzurre, i fastigi dei templi e delle torri, le chiome degli alberi. Sullo sfondo di sommosse e di intrighi, il dialogo tra maestro e allievo - tramato di sottile umorismo e trepida malinconia - è una schermaglia in cui il dubbio ha una parte sempre maggiore, e conosce una conclusione tanto drammatica quanto imprevedibile. Con fresca sensibilità, Segalen anima uno spettacolo di lanterna magica in cui le ombre di un impero prossimo a scomparire si sovrappongono a quelle di un destino individuale. Il libro respira di una fantasia incantevole, che avvolge di sé il mistero di un uomo, la caduta di una dinastia, la fine di un'epoca. « Perche questo libro è cosí affascinante? Intanto, il protagonista Segalen si mette davanti alla Città proibita nella stessa posizione dell'agrimensore di Kafka di fronte al Castello. Poi, vagheggia e pregusta quegli interni con lo stesso appetito storico-mondano del giovane Proust sulle soglie di un ballo Guermantes. Inoltre, adopera come confidente, mistagogo o psicopompo, un ragazzo evidentemente erede di tutti i bugiardi e fanfaroni classici e romantici: René Leys, appunto. Ma il rapporto fra i due sfiora l'insaziabile catechismo fra Jacques il Fatalista e il suo padrone...».
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