La voce dell'acqua

La voce dell'acqua

Una sorella e un fratello decidono di trasferirsi nella casa della loro infanzia a Tōkyō, nel quartiere di Suginami. Per lunghi anni sono stati separati da una distanza incolmabile ma ora, adulti e soli, Miyako e Ryō cercano insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano: il ticchettio ostinato degli orologi amati dal padre, le piante di Mami nel piccolo giardino, le colazioni della domenica, i giochi nei caldi pomeriggi d'estate. E qui, nelle stanze affollate dai fantasmi della felicità passata, i desideri piú segreti e proibiti premono per tornare alla luce. «Sentite, voi due, non bisogna avere rimpianti», diceva Mami ai due figli, Miyako e Ryō quando, già molto malata, si preparava agli ultimi istanti con la serena leggerezza di sempre. Era una persona speciale, Mami, una donna coraggiosa che amava sfidare le convenzioni sociali. Miyako e Ryō sono cresciuti con lei e l'uomo che considerano il loro padre nel quartiere di Suginami. Proprio qui, nella casa della loro infanzia, i due fratelli decidono di tornare ad abitare a dieci anni dalla morte di Mami. È il 1996, e su Tōkyō incombono ancora le immagini tragiche del recente attentato alla metropolitana. A lungo Miyako e Ryō sono stati separati da una distanza incolmabile, ma ora, adulti, ognuno con la propria vita e la propria solitudine, si ritrovano a cercare insieme un nuovo equilibrio tra i ricordi che disordinati riaffiorano, nelle stanze in cui riecheggiano le voci del passato. I giochi con Nahoko, la bambina con cui formavano un gruppo indivisibile, il tragitto di ritorno da scuola, un bacio rubato, i pomeriggi d'estate, le vecchie storie che Mami diceva di odiare ma inevitabilmente raccontava, un paio di sandali regalati da Takeji, un dipendente del negozio dei nonni e amico di famiglia – e forse anche qualcosa di piú –, parole luminose e misteriosi non detti, gioia e amarezza, resistenza e abbandono. Miyako ripercorre la strada della memoria all'interno di un universo domestico fatto di un intreccio di dettagli, ombre, sensazioni, muovendosi con cautela sui fili invisibili che hanno tenuto unita la sua famiglia. Perché cadere significherebbe finire nell'abisso di un'attrazione proibita, di un segreto indicibile. Dalla ferita della Seconda guerra mondiale, ai dolorosi anni del dopoguerra prima della rinascita, attraversando piú di mezzo secolo della grande Storia del Giappone fino al post-Fukushima, Kawakami Hiromi traccia il ritratto intimo di una famiglia con le sue debolezze e contraddizioni, ma capace di una tenace volontà di vivere anche – e forse a maggior ragione – dopo la catastrofe.
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