La figlia che non piange
«Sarò puntuale quando sarai notte, starò dalla tua parte a ravvisarti gli anni di molte insonnie e passi calmi. Avrò quel viso che non so di avere, dirò parole appena per fermarti sull'unico confine che scompare.»Scarabicchi è morto nell'aprile del 2021 e questo libro esce purtroppo postumo. È uno dei suoi piú belli, senz'altro il piú commovente. Queste sue ultime poesie vanno alla ricerca dei sogni, delle cose, delle idee avute e scomparse nel corso degli anni («Si decida il contabile del tempo | a restituirci gli anni non vissuti»). Con uno sguardo al mondo che andrà avanti, alle generazioni che, come sempre, si succedono alle precedenti. Il lirismo sommesso ed essenziale tipico del poeta marchigiano è qui al servizio di un libro testamentario in cui il poeta fa pacatamente i conti con la fine della vita, avvertita ormai come imminente. Senza mai indulgere al pathos, attenendosi a quella sobrietà linguistica, a quel «monachesimo lessicale», come scrisse Enrico Testa, che chi ha letto Il prato bianco e gli altri suoi non numerosi libri ha imparato a intepretare come indicazione etica non meno che come scelta stilistica. Con una Notizia bio-bibliografica di Massimo Raffaeli.