Miti a bassa intensità. Racconti, media, vita quotidiana
Racconti che sembrano avere perso parte della loro potenza sacrale ma che sono ancor piú pervasivi di quelli classici: miti a bassa intensità a cui spesso non prestiamo attenzione, mentre condizionano profondamente tutta la nostra vita. «I miti sono ancora tra noi e continuano ad assolvere la loro funzione di sempre, costruire i ponti tra il vissuto e il cosmo. Pensiamo di non crederci più, e invece ci siamo dentro. Molto più di prima» - Marco Bracconi, Robinson C'è ancora spazio, nel nostro tempo, per il mito? Secondo un diffuso senso comune ce ne saremmo liberati o lo avremmo perduto grazie all'imporsi del sapere scientifico e al trionfo di un mondo dominato dalla tecnica. Eppure i miti c'incalzano da ogni parte, servono a tutto, spiegano tutto. Peppino Ortoleva, storico e studioso del comunicare, intraprende una spedizione antropologica nel nostro mondo per scoprire in che modo funzionino i miti in società convinte di non crederci piú. L'autore traccia una mappa delle storie nelle quali cerchiamo una via narrativa all'invisibile, una risposta a enigmi sempre irrisolti: le figure fantastiche del vampiro e dello zombi, il fascino inesauribile del criminale, i miti politici della nazione e della rivoluzione, e ovviamente l'amore romantico. Nuova luce viene così gettata sul ruolo e le trasformazioni di molti generi letterari e cinematografici, sulla dinamica delle leggende urbane e delle storie di cospirazione, sugli stereotipi della cronaca, della pubblicità, della propaganda. Particolare rilievo assumono infine i fenomeni tipici del nostro tempo, quali i culti soggettivi e di gruppo che si formano attorno ad alcune figure e storie. Sono i miti di un'epoca nella quale le narrazioni vengono prodotte industrialmente e ormai in digitale. Racconti che sembrano avere perso parte della loro potenza sacrale ma che sono ancor piú pervasivi di quelli classici: miti a bassa intensità a cui spesso non prestiamo attenzione, mentre condizionano profondamente tutta la nostra vita. Peppino Ortoleva