Jesus' son
Jesus' son: «Il Dio in cui voglio credere ha la voce e il senso dell'umorismo di Denis Johnson» (Jonathan Franzen); «Ambizioso, allucinato e perfettamente in equilibrio sull'orlo dell'abisso» (The Independent) | «I feel just like Jesus' Son», intonava Lou Reed sulle note stridenti di Heroin. Come nella canzone, il protagonista di Jesus' Son ha scelto di annullare la propria vita in un'estasi artificiale. Alcol, droga, farmaci: qualsiasi cosa assicuri una via di fuga. Da cosa, esattamente? Forse da quello che c'è stato prima. O da quello che ci sarà poi. Da un presente fatto di bar sordidi, motel squallidi, macchine sgangherate, periferie anonime, infiniti rettilinei polverosi tra campi desolati. Su questo sfondo allucinato si muovono personaggi guidati da logiche alterate, ma non privi di umanità. Le loro solitudini si sfiorano e, a volte, si intrecciano in un'illusione di salvezza: anche all'inferno capitano attimi di gioia