Guardando il sole
«Un libro strabiliante e temerario, abitato da una filosofia spigliata e canaglia. Una storia buffa e toccante, che arriva al cuore e al cervello di chi legge» - The Glasgow Herald Jean Serjeant vive quasi cent'anni, accompagnata da fantasie e amori non consumati, matrimoni e figli, viaggi e ritorni, tutto l'incanto e la delusione di ogni vita. Ma la magia è sempre stata lí, a far capolino dietro le dita schiuse. Come quella notte del giugno 1941 quando il sergente-pilota Thomas Prosser, sorvolando i cieli della Francia settentrionale sul suo Hurricane IIB, si volge verso est a guardare la Manica e si accorge che l'arancia del sole già spunta dalla viscosa banda gialla dell'orizzonte. Poi l'avvistamento di un pericolo giú a terra, una discesa di qualche migliaio di piedi, ed eccolo, il miracolo: lo stesso sole che si leva dallo stesso punto dello stesso mare. Un'altra alba, a pochi minuti dalla prima. «Possibile? Sí, pensava, tutto era possibile». Le domande (numerose e bizzarre) e le risposte (pressoché nulle) sono quelle di Jean Serjeant, una donna del tutto ordinaria le cui vicissitudini ripercorrono quasi un secolo di storia. La incontriamo bambina, fatalmente e ingenuamente innamorata dell'eccentrico zio Leslie con il quale condivide risate sguaiate e giochi spericolati, l'incanto di trucchi fumosi e indovinelli improbabili: perché agli ebrei non piace giocare a golf? Esiste davvero un museo del panino? Perché il cibo esce tanto diverso dall'altra parte del corpo? Il paradiso è in cima al camino come sospettava? E perché i visoni sono cosí ostinatamente attaccati alla vita? Le risposte, com'è ovvio, non hanno alcuna importanza, ma saranno proprio queste sollecitazioni – scintillanti e misteriose al contempo – a svegliare quella curiosità che le farà da bussola nella vita adulta. A seguito di un matrimonio deludente, una maternità tardiva e numerosi fallimentari tentativi di comprendere l'universo maschile, Jean sfodererà saggezza e coraggio imprevisti per poter rispondere, con la vita stessa, a un paio di domande mai esplicitamente formulate: come fa la gente comune, protagonista di vite anonime e incolori, a proteggersi dal tedio? Ed è capace, di tanto in tanto, di rendere la propria esistenza straordinaria?