Maledetto Dostoevskij
Rassoul, un ventisettenne tornato a Kabul dopo aver studiato in Russia grazie ai soldi di un misterioso mentore, vuole aiutare la famiglia della sua ragazza, Souphia, che si trova in difficoltà economiche. Decide perciò di uccidere la vecchia che costringe Souphia a prostituirsi: ma di fronte al cadavere è sopraffatto dal panico e scappa. Inizia così una fuga modellata su quella di Raskolnikov, in cui i misteri (che fine ha fatto il cadavere?) si alternano agli incontri più inaspettati, tra sale da tè e biblioteche polverose. Quando il senso di colpa costringe Rassoul a costituirsi, sembra che nessuno voglia condannarlo. Incolpato unicamente del furto dei gioielli della vittima e in attesa della condanna, affiderà le sue memorie a un compagno di cella che scoprirà essere proprio il suo mentore, narratore dell'intero romanzo. Facendo rivivere "il suo" delitto e castigo a Kabul, Atiq Rahimi si interroga sulla morale e la colpa in una società presa in ostaggio dalla giustizia tribale e dalla violenza della guerra.
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