Libro delle laudi
Patrizia Valduga va in controtendenza e al verso libero preferisce il rispetto della tradizione. Perché "la poesia ha il compito di preservare la lingua dall'imbarbarimento" dice, ma anche perché, nella gabbia dei sonetti, delle terzine dantesche e dei madrigali è costretta alla verità, all'autoanalisi. Inizia infatti a scrivere per amore, ma ben presto la poesia diventa una medicina per lenire le pene che questo sentimento comporta. E da quel dolore s'avvia questa raccolta che, divisa in tre parti, si apre sulle poesie già pubblicate in appendice agli Ultimi versi di Giovanni Raboni nel 2006, dopo la morte del poeta milanese, suo compagno. Prosegue con due sezioni inedite: un sorprendente scavo auto-analitico nel passato, fra psicologia e letteratura e, la terza parte, fatta di poesie-invettiva contro alcuni aspetti della società contemporanea, in particolare contro certo giornalismo.