Vivere la musica. Un racconto autobiografico
Roman Vlad ha 92 anni, portati splendidamente. Tutta colpa della musica: il suo entusiasmo più grande. La respira sin dalla casa natia, attraverso la passione del padre per l'Opera e dalla bambinaia che lo avvicina ai tasti del pianoforte e gli dice: "suona, gioca con le dita!". Ha quattro anni quando da vita al primo componimento. Nel 1938 è a Roma per studiare ingegneria, ma segue anche i corsi di perfezionamento pianistico dell'Accademia di S. Cecilia, sotto la guida di Alfredo Casella. La passione, il talento e la determinazione alimentano la sua fortuna: il suo insegnante lo introduce a Ravel, Bartok e Strawinsky, che divenne poi amico sincero. S'impone nell'ambiente artistico capitolino, fino alla Secondo Guerra che lo costringe alla semiclandestinità. All'alba della liberazione è protagonista della rinascita culturale del Paese: organizzatore, musicologo e direttore artistico delle maggiori istituzioni musicali italiane; è lui che tiene a battesimo Muti affidandogli la sua prima direzione d'orchestra, ancor prima di sentirlo dirigere, per intuitus personae. Educato al suono di Schoenberg come a quello di Modugno, Vlad racconta la sua affascinante esistenza: i fatti, gli incontri ma anche la fatica che precede l'ispirazione e la società di cui ha osservato la metamorfosi, con il rammarico di vederla sacrificare valori importanti. Ed è al recupero di quei valori che pensa mentre, con candore, ci racconta della musica come di un vaccino contro le brutture del mondo...
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