Dentro
La vita è fatta di momenti che non sono niente, e di altri che paiono niente, o poco, e sono tutto: se isolati e dilatati in racconto, possono comporre a quadri la storia di un uomo. Un'unica narrazione in tre iniziazioni. Nella prima, il protagonista impara dal padre ad andare in bicicletta (e tu, lettore, alla fine ti dici: "Possibile? E solo un racconto su un ragazzino che impara a pedalare, eppure mi ha rivoltato, graffiato, commosso, portato altrove"). La seconda è la storia di un'amicizia indissolubile, un tipo d'amore fondativo, di quelli dell'età in cui non paiono esistere alternative all'assoluto. L'ultima racconta il carcere, in cui il protagonista sperimenta un nuovo livello di comprensione del male, materializzato nel muro di cinta. Non è certo solo questo omaggio a Sartre che ci fa sentire Bonvissuto come un nuovo e naturale interprete del romanzo filosofico, ma la felicità del suo pensiero - che guarda dall'alto una vita e la postilla illuminandola - e la qualità della sua scrittura, fatta di tante piccole rivelazioni mai astratte, che, se risuonano e durano, è proprio perché hanno dentro una voce letteralmente innamorata d'umanità.