Il bambino che collezionava parole
Tochtli è un bambino che non ha madre e vive con il padre in una villa enorme, isolato dal mondo. Non può uscire di casa e la sua istruzione è assicurata da un buffo precettore privato terzomondista che gli insegna le cose più improbabili con perfetto aplomb. Guarda solo film giapponesi di samurai e colleziona cappelli da tutto il mondo. Il giardino di casa è pieno di animali selvatici (soprattutto uccelli e grandi felini), e Tochtli è ossessionato dall'idea di poter aggiungere al suo serraglio un ippopotamo nano della Liberia, razza in via di estinzione. Legge continuamente il dizionario e gli piace imparare a memoria "paroloni" che usa spesso a sproposito, con effetti di irresistibile comicità. Dalla sua voce e dalle sue riflessioni strampalate veniamo presto a sapere che il padre è un signore del narcotraffico: Tochtli ci racconta imperturbabile di ammazzamenti feroci e brutalità, come davanti a un gigantesco gioco, che però ha il colore e l'odore acre del sangue.