L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica
"La Gioconda" su un foulard o l'incisione di un concerto di Ravel diretto dall'autore stesso e ogni giorno riascoltatole sono due esemplificazioni di quel fenomeno che Benjamin definisce la "perdita dell'aura" nell'epoca della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte, ossia la perdita del "qui e ora" magico e unico che si fonde con la creazione artistica e la contraddistingue. Nel chiuso di un'automobile, ad esempio, mediante un mangianastri si può ascoltare quel concerto di Ravel al di fuori della sua unicità spazio-temporale, oggettivandolo e spersonificandolo. Nondimeno, la perdita del carisma insito nell'opera d'arte, "unica" eppure riprodotta, non è deplorata da Benjamin con quell'atteggiamento aristocratico che contraddistingue alcuni esponenti della Scuola di Francoforte. Egli collega infatti la "perdita dell'aura" nella società contemporanea all'irruzione delle masse sulla scena e alla loro richiesta di beni culturali che è giocoforza diventino mercE. La riproduzione dell'opera d'arte in "sede impropria" non ne comporta una perdita di qualità, ma piuttosto una desacralizzazione, il che favorisce un'esperienza laica della cultura e ne sostituisce il valore rituale con un valore espositivo antiestetizzante. Con un saggio di Massimo Cacciari.
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