Menti criminali
Leggi il primo capitolo Alec Wilkinson, in Conversazioni con un killer, scrive che John Wayne Gacy "ha occultato cosi spesso la complessità del suo carattere che le persone sono costrette a immaginare la parte di lui che ha commesso gli omicidi". Gacy è ricordato come il più efferato serial killer della storia americana: con le sue trentatre vittime e la doppia vita in cui lavorava come clown alle feste per bambini, ha ispirato decine di personaggi letterari e cinematografici, e terrorizzato generazioni. Wilkinson fu l'unico rappresentante della stampa con cui Gacy decise di parlare: nasce cosi uno dei più celebrati reportage del giornalismo d'inchiesta americano, una disturbante esplorazione delle stanze e dei corridoi di quella casa stregata che è una mente criminale. La necessità di conoscere la "parte di lui che ha commesso gli omicidi" non è la soddisfazione di una curiosità, magari morbosa, ma l'esigenza di guardare in faccia le paure che attraversano il corpo sociale. Nella tradizione statunitense, l'inchiesta su un omicidio o il profilo di un assassino sono tra le forme più alte di giornalismo, in cui la cronaca cede il passo all'approfondimento psicologico, al ritratto sociale e, sempre, alla riflessione etica. A volte, come nei nove testi raccolti in "Menti criminali", ci si inoltra in profondità cosi oscure e terribili, che il racconto invoca gli strumenti della letteratura nel tentativo di fare luce in un abisso in cui altrimenti è facile perdersi. Introduzione di Corrado Augias.
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