Qui non ci sono bambini. Un'infanzia ad Auschwitz
Thomas Geve non aveva ancora tredici anni quando nel 1943 viene deportato ad Auschwitz: "sono nato nel 1929, nel 33 i nazisti prendono il potere: l'unico mio ricordo è la persecuzione". Solo perché ha l'aria di essere un po' più grande della sua età viene destinato ai lavori forzati: "i bambini al di sotto dei quindici anni vengono mandati direttamente alle camere a gas". Contro ogni aspettativa, il giovane Geve sopravvive: l'11 aprile del 1945 le truppe alleate irrompono nel campo e liberano i prigionieri. Allora Geve fa qualcosa di unico nella storia delle testimonianze dei sopravvissuti: per conservare memoria dei due anni vissuti nei campi di sterminio e poter raccontare al padre che era fuggito in Inghilterra ciò che ha visto, decide di disegnare. Tante immagini e poche parole. Nascono così i 79 disegni che compongono questa raccolta preziosa e del tutto singolare: con il tratto semplice e stilizzato del bambino ma con la precisione per il dettaglio e l'esattezza del futuro ingegnere, vergato su fogli di fortuna quando non sul retro dei formulari delle SS, Geve dà vita a un documento di straziante bellezza e valore, registrando ogni singolo aspetto della vita quotidiana all'interno del campo. Dalla cerimonia del tatuaggio della matricola sul braccio a delle vere e proprie planimetrie delle baracche; dalle mappe dei campi in cui è stato rinchiuso alla divisione dei prigionieri; dalla raccolta delle patate alla preparazione nelle cucine.