La legge dell'odio
Anni Ottanta. Il neofascista Franco Revel sta subendo un processo perché accusato di aver ucciso il camerata Stefano Guerra. Seguendo la sua deposizione, che ripercorre i rapporti dell'imputato con la vittima, la storia parte dagli scontri studenteschi di Valle Giulia, che furono guidati non dagli studenti di sinistra, come si crede, bensì dai fascisti di Avanguardia nazionale. Stefano, giovane neofascista, fugge braccato dalla polizia e finisce in un'aula di Lettere, dove uccide per sbaglio un giovane comunista. Franco, capo dell'organizzazione Arcipelago, lo scopre e salva, e da quel momento tenta di sfruttare il suo "istinto omicida". Animato da un ideale puro di rivoluzione conservatrice, pian piano Stefano si accorge di essere solo una pedina a sostegno di un piano non trasparente, che ha come scopo destabilizzare per "stabilizzare", dietro cui c'è la potenza americana, che lui odia con tutte le sue forze. Vorrebbe uscire da Arcipelago, ma Franco lo ricatta: il ragazzo che Stefano ha ucciso era il fratello della donna con cui lui ha una relazione, Antonella. Stefano è così costretto a partecipare alla strage di Piazza del Monumento, la strage delle stragi, e a molte altre azioni eversive.