Manca sempre una piccola cosa
Giorgio Aguirre è sempre stato attratto dalla radiologia. Ma, pur essendo figlio di medici, ha deciso di cercare lavoro nel mondo delle macchine e non dei corpi: le macchine non mostrano il dolore e la sofferenza. Il suo primo impiego come radiologo industriale è in una fabbrica dove si controllano le lamiere per le fiancate degli elicotteri. Giorgio è in grado di vedere nelle lastre i piccoli difetti delle cose che nessun altro percepisce. Il suo "occhio assoluto" lo porta a lavorare in Belgio e in Alaska, per sondare le ombre dei Concorde, degli oleodotti, delle grandi petroliere. Presto capisce che il suo talento si limita agli oggetti: le incrinature della vita lo spiazzano e lo confondono. E questo lo allontana ulteriormente dai rapporti umani: dalle donne si lascia amare, ma non s'innamora mai, è sempre in fuga. A cinquant'anni insegna Prove non distruttive al Politecnico; è uno scapolo convinto, con molte storie, tutte superficiali. Vive sul bordo della vita, accompagnato dai consigli del Rospo, il suo burbero amico di sempre, finché non s'innamora. Ma dovrà subire ancora importanti "crolli" interiori prima di poter comprendere appieno che proprio nella fragilità si nasconde un senso che sfugge.
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