De officiis. Quel che è giusto fare. Testo latino a fronte
"Nessun aspetto della vita, negli argomenti pubblici o privati, sia che tu affronti una situazione da solo, sia che contragga un impegno con altri, può sottrarsi ad una responsabilità etica". Cicerone, difensore della respublica, parla al figlio Marco. In esilio, osserva disilluso la decadenza di Roma, corrotta dalla smania di potere di Cesare e Antonio. Spiega così al figlio cos'è la virtù e gli offre strumenti per modificare la realtà. In tre libri, il "De officiis" ci illustra concetti, oggi come allora, in crisi di significato, quali beneficenza, generosità, onestà. Schematizzando la filosofia greca, soprattutto "La Repubblica" di Piatone, definisce le virtù e fra tutte, la più importante, la giustìzia. Il suo fine è dare una base etica alla classe dominante, affinchè conosca "il dovere" di perseguire il bene pubblico. Il testo, qui riproposto in una interpretazione filosofica ma anche politica, è l'ultimo scritto di Cicerone prima del suo assassinio.
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