Che cosa vuol dire morire. Sei grandi filosofi di fronte all'ultima domanda
La morte sta cambiando. La medicina l'ha trasformata e non la si riconosce più. Scienza e religione sono sempre più rigide. Soltanto la filosofia, che è nata per dare risposte universali e comprensibili, è attrezzata per affrontare le nuove questioni poste dalle nuove tecnologie. Le polemiche intorno ai casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro restituiscono l'immagine di un Paese che s'infiamma ormai soltanto per la morte, discutendo del modo giusto di morire, dei limiti e della funzione del dolore o del testamento biologico. Lo scontro, mediato dalla politica, è sempre tra scienza e religione. La filosofia, invece, finora ha taciuto. In questo libro, i maggiori filosofi e teologi italiani accettano di uscire dalle accademie per raccontare di sé, delle proprie reazioni di fronte alla fine, della paura di perdere l'autosufficienza, del rapporto con la medicina e la malattia. E affrontano, di nuovo, pubblicamente, la questione più grande, quella senza la quale la filosofia non sarebbe mai nata, quella che riguarda ciascuno di noi.
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