Pensiero vivente. Origine e attualità della filosofia italiana
Dopo un lungo periodo di ripiegamento, o quantomeno di stallo, sembra tornare il tempo della filosofia italiana. Essa, più di altre tradizioni di pensiero, entra in una relazione, al contempo analitica e critica, con i tratti dominanti del nostro tempo. Questo perché fin dal suo esordio - tra l'inizio del secolo XVI e la prima metà del XVIII - vita, politica e storia costituiscono gli assi paradigmatici che in qualche modo la sottraggono alla piega trascendentale in cui resta, invece, presa la sezione più cospicua ed influente del pensiero moderno. A differenza che negli altri paesi europei, la grande filosofia italiana di Machiavelli, Bruno, Campanella, Galileo, Vico non accompagna, né segue, la formazione dello Stato nazionale, ma la precede di molto. Non la condiziona, né ne è condizionata. Ecco perché l'Italia resta un formidabile terreno, senza confini politici e senza centro, di elaborazione, diffusione e smistamento dell'unica grande cultura europea di portata non nazionale, perché più che nazionale, e proprio per questo vissuta come potenzialmente universale, capace cioè di produrre ragioni, linguaggi, immagini condivisibili da tutti.
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