Colloqui con il professor Y
Come già il teatro per Artaud, cosí per Céline la scrittura non è un'arte mimetica: non riproduce il fare dell'uomo nelle sue società ordinate e paranoiche, ma rimanda al ritmo, alla giostra spettacolare che scoppia sulla scena quando il teatro diviene allucinazione collettiva, o sullo schermo (ad esempio nelle comiche) quando si arriva alla bagarre finale. Tutti i libri di Céline sono una lunga rincorsa per giungere a questo parossismo necessario, e nel seguirli non può esservi l'attesa d'una storia, preordinata, d'uno svolgimento sillogistico della vicenda, vi può essere solo coinvolgimento nella dinamica d'una traccia che insegue il desiderio, il desiderio dell'esplosione del desiderio. E questa esplosione arriva appunto come bagarre al termine di "Colloqui con il professor Y". (Dalla postfazione di Gianni Celati)
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