Credere all'invisibile
La raccolta di Viviani approfondisce il percorso spirituale che caratterizza i suoi ultimi libri organizzandolo in una forma più immediata. Sono tutte poesie brevi, con una sola voce, affabile e colloquiale anche nel proporre temi elevati, come l'immanenza della divinità nelle varie forme della natura, i limiti dell'umano, la pulsione all'autenticità, il superamento del terrore della morte. Perché "II contegno è non perdersi / dietro alle piccole paure / e confrontarsi con la grande. / E la preghiera più giusta, più vera: / 'Uniscimi, Signore, al resto del mondo, / agli altri, agli alberi, alla terra'". Proprio le poesie sulla morte sono forse le più belle e incisive di tutta la raccolta: una morte che "Non è condanna, non è sventura, / è natura". La via maestra, nei versi di Viviani, è l'umiltà: è saper rinunciare all'ironia narcisistica, all'abilità verbale, e sembra che il discorso riguardi anche la poesia, che i riferimenti tocchino anche i suoi primi libri, oggi non rifiutati ma superati: un animale che si muova placidamente nel suo habitat - dice Viviani in una poesia dedicata a Mario Luzi - è più vicino all'"invisibile" di qualsiasi presuntuosa invenzione letteraria.
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