Cercando Quirino. Traversata sulle onde elettromagnetiche nel suolo del Quirinale
Indagare l'essenza di Quirino è ardua impresa, perché si tratta di un dio da sempre venerato, mai dimenticato, ma che nella tarda Repubblica e nel primo Impero appare piú come un relitto fossilizzato delle origini che come una sostanza divina vividamente in atto. Infatti Quirino è un dio delle "curiae", e questi rioni-istituzioni hanno la loro proto-storia fra il IX e gli inizi dell'VIII secolo e la loro storia fra l'VIII e gli inizi del VI secolo a.C. Dopo di che le "curiae" si conservano, anch'esse come fossili, vegetando accanto a quartieri-istituzioni diversi e piú aggiornati - "vicinitates e compita" - istituiti da Servio Tullio. Rimasto nel culto, Quirino non farà piú parte - dopo la prima età regia - della principale triade divina, e i Romani sempre meno si ricorderanno e sapranno della sua enigmatica figura, per cui anche gli antichisti contemporanei si scervelleranno nel tentativo di decriptarne il lontano ed indigeno segreto. Oltre ai misteri archeologici, che stiamo gradualmente svelando, vi sono dunque quelli teologici, non meno sorprendenti degli "uno e trino" e "vergine madre figlia del tuo figlio" della tradizione cristiana. Dov'era il Quirinale, chi era Quirino? Queste domande apparentemente semplici non hanno avuto finora risposte chiare e sicure. Indagare quel mondo, che ci riporta indietro di circa 2900 anni, prima che Roma fosse la città che gli studi ci hanno reso nota e familiare, è stato cammino arduo e ricco di interrogativi irrisolti. Colli e monti, un insieme vario di rilievi, cosí come un sistema di rioni, aggrumavano disordinatamente la forma arcaica di quella che sarebbe divenuta la città-stato piú famosa del mondo antico, la metropoli dell'Impero, Roma. Ma insieme a luoghi che ci sono via via apparsi con maggiore chiarezza - il Palatino, l'Aventino, il Foro o ancora il Campidoglio -, altri, non meno rinomati, sono rimasti circondati da un'alea di mistero o quanto meno di incertezza: fra questi l'Oppio, il Cispio, il Viminale, il Celio e per l'appunto il Quirinale. Fra altre, anche la figura di Quirino, divinità delle "curiae", i rioni originari della città, a cui Romolo era stato assimilato, aveva mantenuto una fisionomia enigmatica e leggendaria. La ricerca ci aveva restituito informazioni preziose, aveva evidenziato indizi: la complementarità di Marte e Quirino, di guerra e pace; la connessione con la leggenda di Romolo; l'uso politico di quelle figure originarie da parte di Cesare e di Augusto, strateghi nel legare la propria immagine a quella di quei mitici attori dell'inizio di Roma. E tuttavia, le domande fondamentali rimanevano inappagate. Nel corso di una imponente opera di ricostruzione di Roma antica in un Sistema informativo archeologico denominato "Imago Urbis", Andrea Carandini e il suo gruppo di lavoro hanno scrutato con il Georadar alcuni luoghi rimasti vaghi nelle mappe: fra questi il "collis Quirinalis" e il Tempio di Quirino. L'esito della loro ricerca è stato sensazionale: finalmente essi hanno individuato tracce importanti sia del colle sia del tempio, il monumento gigantesco edificato da Cesare e da Augusto fra il 49 e il 16 a.C. E hanno aperto una strada che porta alla soluzione di molti interrogativi. Questo libro è la sintesi di questa eccezionale esperienza archeologica, un racconto che è al tempo stesso tecnicamente ineccepibile ed avvincente, sintomo di una raffinatissima ricerca e insieme la dimostrazione della attualità dell'antico.
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