I mostri di Templeton
Due sono le ragioni di fama - slegate fra loro e anche un po' incongruenti - della cittadina di Templeton: l'aver dato i natali al pioniere della letteratura americana James Fenimore Cooper e, ben piú tardi, l'essere diventata sede del popolarissimo Museo nazionale del baseball. Ma una mattina di luglio, proprio mentre la giovane Wilhelmina Upton (per tutti Willie), ultima erede del fondatore Marmaduke Temple, torna a casa incinta e infelice, a quelle due ragioni se ne aggiunge una terza: il cadavere lungo quindici metri di un mostro scaglioso e giallognolo che da un momento all'altro emerge sulle acque del lago locale. E da quell'affioramento, a Templeton, sembrano scaturirne molti altri. La povera Willie, costretta a fuggire dalla Stanford University dopo la fine rocambolesca della relazione clandestina con il suo professore di archeologia, vorrebbe rifugiarsi fra le braccia comprensive e disinvolte della madre Vi. Invece la trova inopinatamente trasformata dall'attivista hippy che era in una fanatica religiosa dell'ultima ora, impaziente di liberarsi del fardello di una bugia lunga ventotto anni: Willie non è, come le ha sempre fatto credere, il frutto di una notte d'amore promiscuo in una comune, ma piuttosto la figlia di un uomo ben noto e ignaro che vive proprio lí, a Templeton. Alla ragazza non resta che impiegare le sue abilità archeologiche per riportare alla luce la verità sulla propria ascendenza e scoprire l'identità del misterioso genitore. Accompagnata nell'impresa dall'amica Clarissa, con il tempo scandito dalle falcate ritmiche dei Compagni di corse, sotto lo sguardo muto ma sempre amorevole di Vi e in un dialogo costante con l'ipotesi di bambino che ha in grembo, Willie si tuffa nelle lettere di famiglia e nei diari autografi, consulta giornali e vecchie foto, rilegge pagine di storia e di letteratura, disturba antenati sepolti da secoli. Le sue ricerche, fruttuosissime e sorprendenti, restituiscono un quadro a tutto tondo della cittadina che credeva di conoscere, e rivelano che, a Templeton, non tutti i mostri vivono in fondo al lago.
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